Le forze politiche rivoluzionarie progressiste, e in particolare il movimento comunista internazionale, hanno perso uno dei più significativi pensatori marxisti contemporanei. È morto in Italia, all’età di 77 anni, l’eminente filosofo marxista Domenico Losurdo, che con la sua incessante attività teorica ha saputo tradurre creativamente il motto del suo maestro Karl Marx: “Più importante che interpretare il mondo è trasformarlo”. Losurdo associava l’instancabile e fecondo il lavoro intellettuale con la militanza comunista e antimperialista.

Oltre a rendere omaggio alla vita e all’eredità teorica e politica di Domenico Losurdo, il PCdoB presenta i suoi sentimenti di vicinanza alla famiglia, in particolare alla moglie Hute e al figlio Federico, e ai suoi compagni e al popolo italiano. 

Losurdo ha studiato a Tübingen (Germania) e Urbino (Italia). È stato presidente della Hegel-Marx International Society for Dialectical Thought, e membro fondatore dell’Associazione Marx Twenty-first Century e della International Gramsci Society (IGS). Ha insegnato Filosofia della storia all’Università di Urbino, di cui è diventato professore emerito. Autore prolifico, ha scritto un gran numero di opere imprescindibili di filosofia, storia e scienze politiche, nelle quali ha saputo affrontare in forma sistematica temi e dibattiti importanti, necessari a rafforzare il movimento rivoluzionario e ad alimentare la sua forza trasformatrice, molte delle quali pubblicate anche in Brasile.

Tra i suoi bersagli critici, ha decostruito miti e inganni del paradigma liberale. In tal senso ha mostrato le contraddizioni di una narrazione storico-politica che interpreta l’affermazione della democrazia politica e dei diritti umani (il superamento di ogni distinzione di sesso, età o razza), come prodotto esclusivo dello sviluppo pacifico e non conflittuale del liberalismo borghese. Contrariamente a quanto generalmente raccontato, la schiavitù e il liberalismo hanno convissuto senza apparenti contraddizioni per più di un secolo. L’Inghilterra si è arricchita grazie alla tratta degli schiavi, e gli Stati Uniti conservarono l’istituto della schiavitù fino al 1865, senza però porre fine al regime di segregazione razziale che escludeva i neri dai diritti civili e politici fondamentali. Né questi Paesi, né i loro ideologi e propagandisti liberali, hanno inquadrato nel concetto di umanità i popoli sotto il giogo del colonialismo, considerati al contrario “razze inferiori”, “minorenni” e, in quanto tali, incapaci di autogoverno. Gran parte delle conquiste democratiche e sociali del secolo passato scaturirono invece della lotta per l’emancipazione della classe operaia e dei gruppi subalterni soggetti al dominio del capitale.

Losurdo è stato un paladino dei processi di costruzione del socialismo del Ventesimo secolo, non risparmiando critiche e valutazioni problematiche nei confronti degli errori commessi. Sapeva che, nonostante i numerosi problemi e le carenze presentate, l’equilibrio del primo ciclo del socialismo aveva comunque portato a risultati storici per le masse popolari e all’umanità. Nella sua visione, ignorando l’esistenza dell’Unione Sovietica e del movimento comunista internazionale, era impossibile comprendere tanto il progresso democratico, quanto l’affermazione dei movimenti emancipazionisti dei popoli assoggettati dal colonialismo. La lotta per il riscatto del lavoro contro il dominio del capitale, di cui quel movimento è stato protagonista, ha non solo favorito, ma aiutato la liberazione di quei popoli, risultando determinante per la vittoria contro il nazi-fascismo, il razzismo e il sessismo. Per tutte queste ragioni, secondo Losurdo, la sinistra non doveva soggettarsi all’offensiva ideologica liberal-borghese, sempre intenta a delegittimare quelle complesse e contraddittorie esperienze, presentandole, in modo riduzionistico, come totalitarie. 

Come ha scritto, riferendosi ai partiti marxisti che hanno subito l’offensiva ideologica liberale, “se l’autocritica è il presupposto della ricostruzione dell’identità comunista, l’autofobia è sinonimo di capitolazione e rinuncia ad un’identità autonoma”. Continua: “la classe dominante consolida il suo dominio, privando alle classi subalterne non solo della prospettiva del futuro, ma anche del proprio passato (…). Quindi, la memoria storica è uno dell’ambiti fondamentali su cui la lotta ideologica di classe si svolge”.

Losurdo ha anche seguito con attenzione – e con molto ottimismo – le esperienze di costruzione del socialismo attuale, specialmente in Cina. Ammirava l’esempio di quella grande nazione orientale capace di rompere le catene del colonialismo e avviare lo straordinario sviluppo delle sue forze produttive, fino a diventare una grande potenza mondiale e, concretamente, un punto di riferimento per altri Paesi impegnati nella ricerca di forme alternative di sviluppo, libere dall’asservimento imperialista generato dai paradigmi liberali e liberisti.

Infine, si stabilì un’amicizia reciproca tra Domenico Losurdo e il Brasile. Gran parte del suo lavoro è stato tradotto e pubblicato da diverse case editrice nel nostro Paese, dove era e resta uno degli autori marxisti più letti. Gli piaceva scherzare sul fatto che fosse più conosciuto e letto tra i brasiliani che in Europa. Annualmente veniva in Brasile e viaggiava in diversi stati, partecipando a presentazioni di libri e conferenze.

C’è stata una grande amicizia tra Losurdo e il Partito Comunista del Brasile (PCdoB). Amicizia durata oltre un decennio. Ha partecipato a numerosi eventi organizzati dalla Fondazione Maurício Grabois in varie città brasiliane, tra essi segnaliamo la sua presenza come relatore principale nel 2017 nel seminario sul centenario della rivoluzione russa e il 95° anniversario di fondazione del Partito Comunista del Brasile. La Fondazione Grabois, in collaborazione con la casa editrice Anita Garibaldi, ha pubblicato quattro libri di Losurdo. Saggi importanti sono anche venuti alla luce in altri libri, così come nelle dense interviste rilasciate alla rivista Princípios o concesse al portale Grabois.

Losurdo è stato ricevuto più volte dalla dirigenza nazionale di PCdoB, in coerenza con l’esistenza di una grande affinità ideale unita a una consonanza politica oggi essenziale: l’esigenza di coniugare la lotta nazionale e antimperialista con la lotta per la conquista del socialismo.

Domenico Losurdo ci ha lasciato, ma non la ricca eredità del suo lavoro che continuerà a vivere nelle nostre lotte, alimentando la battaglia per l’emancipazione nazionale e sociale della classe operaia e dei popoli. 

Vivi la tua memoria e la tua eredità!

São Paulo, 28 giugno 2018.

Luciana Santos
Presidente del Partito Comunista del Brasile – PCdoB

Renato Rabelo
Presidente della Fondazione Maurício Grabois

 

trad: Gianni Fresu 

 

Losurdo in visita a PCdoB, nel centro con la presidente del partito, Luciana Santos.